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Parco archeologico di Pompei

MISSIONE

La Soprintendenza archeologica di Pompei è un organismo periferico del Ministero per i Beni e le Attività Culturali ed esercita le sue competenze nell'ambito della tutela e della valorizzazione del sito archeologico di Pompei.

La Soprintendenza esercita le sue competenze su un territorio che comprende ventitre Comuni dell'area vesuviana, e gestisce quattro siti archeologici (Pompei, Ercolano, Stabia, Oplonti) e un museo (Boscoreale) aperti al pubblico.


ATTIVITÀ PRINCIPALI

- Attività di tutela, con l’obiettivo di sorvegliare e vigilare ogni attività sul territorio che potrebbe far emergere ulteriori zone di scavo e reperti;
- l’attività di ricerca, con numerose pubblicazioni e collaborazioni con Università ed Istituti di documentazione;
- la realizzazione di mostre organizzate in co-partnership frutto dell’operato di ricerca e volte a valorizzare le nuove scoperte, gli studi effettuati e le professionalità operanti;
- restauro, manutenzione e conservazione;
- l’attività di fruizione (Pompei è il sito più visitato d’Italia, con una forte presenza di stranieri (il 60% nel 1996), i visitatori della Regione Campania ammontano a poco più del 7,5% dei visitatori, un terzo dei visitatori è non pagante);
- servizi in concessione (cd. legge Ronchey).


STORIA

Gli scavi ebbero inizio nel 1748, durante il regno di Carlo di Borbone, Re delle Due Sicilie, con l'intento prevalente di conferire prestigio alla casa reale. Si procedette in modo discontinuo e in punti diversi dell'area, che solo dopo qualche anno fu identificata come Pompei, senza un piano sistematico. Furono così riportati alla luce parte della necropoli fuori porta Ercolano, il tempio di Iside, parte del quartiere dei teatri.

Il periodo di occupazione francese, all'inizio del 1800, vide un incremento degli scavi, che venne poi spegnendosi con il ritorno dei Borbone. Si lavorò nella zona dell'anfiteatro e del Foro e ancora in quella di porta Ercolano e dei teatri. Grande eco suscitò la scoperta della casa del Fauno, con il grande mosaico raffigurante la battaglia di Alessandro.

Dopo l'unità d'Italia e la nomina di Giuseppe Fiorelli alla direzione degli scavi (1861) si ebbe una svolta nel metodo di lavoro. Si cercò di collegare i nuclei già messi in luce e di procedere in modo sistematico, di tenere resoconti di scavo più dettagliati, di lasciare sul posto i dipinti (precedentemente venivano staccati e portati al museo di Napoli). Fu anche introdotto il metodo dei calchi in gesso, che consentì di recuperare l'immagine delle vittime dell'eruzione. All'inizio del nostro secolo, l'esplorazione venne estendendosi, seguendo le direttrici costituite dalle strade, verso la parte orientale della città, ponendo sempre più attenzione anche alle tracce lasciate dal piano superiore delle case.

Si giunge così al lungo periodo (1924 - 1961) segnato da Amedeo Maiuri. Nella sua intensa attività, oltre alla scoperta di edifici di grande prestigio (valga per tutti la Villa dei Misteri) è da segnalare il completamento della delimitazione della città, lo scavo di ampia parte delle regioni I e II e della necropoli di porta Nocera, l'inizio metodico dell'esplorazione degli strati sottostanti al livello del 79 d.C., alla ricerca delle fasi più antiche di Pompei.

In questi ultimi decenni, l'attività di scavo si è progressivamente ridotta, ritenendo opportuno concentrare le poche risorse disponibili (largamente insufficienti anche per questo solo compito) sul restauro e sulla manutenzione degli edifici già portati alla luce.


BILANCIO

La Soprintendenza di Pompei dichiara a bilancio un ammontare di donazioni, contributi e incassi in entrata pari a:
- 2004: euro 20.506.772
- 2003: euro 18.603.485
- 2002: euro 18.679.866


INFORMAZIONI E CONTATTI

www.pompeiisites.org

Fonti: sito internet dell’organizzazione (www.pompeiisites.org)